sabato 30 settembre 2017

Il mio senso dell'eleganza. Un arrosto comfort food per dare il benvenuto all'autunno.


Il bon ton mi ha sempre affascinata. Ne ero irretita quando ancora non sapevo nemmeno dare un nome a certe cose belle che vedevo, all'eleganza di certi atteggiamenti. 

Mi ritrovavo a spiare le amiche della mamma, o semplicemente persone estranee, che attiravano la mia curiosità di bambina. Ne studiavo l'atteggiamento, il modo di parlare, di pronunciare certe parole, l'uso di un termine che non conoscevo, il modo di accostare i colori e mi ritrovavo ad imitarne i gesti. 

Non mi colpiva il lusso: la macchina che guidavano, le loro case...no...mi colpiva come affrontavano le questioni quotidiane, il loro stare in casa, la cura dei dettagli, i piatti che cucinavano, un velato anticonformismo in cui riconoscevo la mia voglia di libertà.
Ma ciò che più ammiravo era la dignità di certe signore, mai eccessive, sempre adatte al momento ed adeguate alle circostanze...immaginavo le loro vite perfette.



Ancora adesso i dettagli mi catturano, nel bene e nel male: noto cose che ad altri sfuggono, almeno in un primo momento. Nel tempo questa predisposizione è servita per affinare il mio gusto e per capire che l'eleganza, c'entra poco con la quantità di denaro che si possiede. E' una giustificazione di molti: ci si nasconde dietro la sciatteria per pigrizia, assolvendosi con la scusa che “certe cose sono roba da ricchi”.

L'eleganza sta nella sobrietà, nel togliere invece di aggiungere, nel possedere solo gli oggetti indispensabili, oltre a pochi e selezionati oggetti del cuore. Nella postura più che nel vestito che si indossa, nel tono della voce, più che nel colore del rossetto, nel modo in cui si muovono le mani, più che nella grandezza del brillante all'anulare.

Nel sapere cucinare poche e veloci ricette sane, da condividere con gli amici, più che andare al ristorante tutti i fine settimana. Nel conoscere, anche in città, quel posto indifferente ai più, dove cogliere fiori freschi, nell'essere aggiornati sugli eventi culturali della zona, nell'andare in biblioteca e prendere in prestito almeno un libro al mese, nel camminare invece di andare in palestra, nello scegliere ogni tanto di stare da soli il fine settimana, a cucinare, leggere, passeggiare.



Sta arrivando l'autunno, direi finalmente: è tempo di comfort food, di cibo che sazia e riscalda, di forno acceso. Ho preparato un polpettone di tacchino al vino bianco e alloro. Una delle poche ricette di carne, considerata la poca quantità che se ne consuma in casa mia.

Polpettone di tacchino al vino bianco e alloro


Dalla dispensa
500 gr di petto di tacchino da allevamento non intensivo
80 gr di pane raffermo
120 ml di latte
2 uova
5-6 cucchiai di pecorino toscano stagionato ben grattugiato
3 – 4 cucchiai di pangrattato
200 ml di vino bianco
5 foglie di alloro
olio evo
sale e pepe
Come Procederemo
La prima cosa da fare è ammollare il pane nel latte, e poi strizzarlo bene con le mani.
Macinare il petto di tacchino e porlo in una ciotola capiente e aggiungere il sale, il pepe, il pane ben strizzato, le uova, il pecorino grattugiato e il pangrattato.
Con le mani dare all'impasto la forma del polpettone e poi copritelo di pangrattato aromatizzato con sale e pepe.
Porre il polpettone in una teglia ben oliata, con le cinque foglie di alloro.
Far cuocere a 180° per 20 minuti, girando spesso così che che la carne si cuocia su tutti i lati. Dopo 20 minuti, versate il vino bianco in modo che il liquido raggiunga 1 cm di profondità e continuare la cottura per altri 30 minuti circa.
Servire il polpettone a fette, dopo averlo fatto riposare almeno 10 minuti coperto da un foglio di alluminio.


 
Ringrazio l'autrice di questa ricetta che ho personalmente rivisitato: Rossella Venezia del blog vanigliacooking.blogspot.it, fonte di grande ispirazione.

Letizia

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