giovedì 29 ottobre 2015

Snack farro soffiato e cioccolato fondente

Detti anche i Biscotti di B.
La B è una delle mie migliori amiche: architetto, mamma, un vulcano di idee. Autentica maga del fai da te, di quello soft ed elegante. 

La ricetta è la sua: mentre alla B viene tutto bene un pò alla prima, devo dire che nonostante la semplicità, solo dopo tre tentativi sono riuscita a far stare insieme cioccolato e farro soffiato. Nei precedenti tentativi l'impasto tendeva a sbriciolarsi.
La combinazione vincente è stata: 250 gr di farro soffiato (o altro cereale) e due tavolette di cioccolata fondente.
Procedimento: far sciogliere a bagnomaria (o se avete fretta nel microonde) due tavolette di cioccolata fondente. Versare il cioccolato fuso sui cereali e amalgamare bene fino ad ottenere una omogenea distribuzione del cioccolato. A questo punto versare l'impasto in una teglia rettangolare precedentemente foderata di carta forno ( ma che termini uso! foderata? Si dice così? Bo! spero che abbiate capito...insomma prendete della carta forno e appoggiatela sul fondo della teglia...) e lasciate riposare nel congelatore per almeno un giorno.     

Trascorso il tempo di riposo, ricavate con il coltello dei quadrotti.
Sono perfetti per la merenda, anche per la colazione, un pò meno da portare a scuola perchè il cioccolato, a temperatura ambiente, tende e sciogliersi.
Se con la combinazione degli ingredienti che vi ho fornito il risultato non fosse buono, provate a diminuire la quantità di farro...per tentativi.

Letizia

martedì 27 ottobre 2015

Alleniamoci alla felicità


Se per alcuni la felicità, o quanto meno la serenità, è un dono di nascita, inserito nella sequenza del proprio DNA, per altri è una continua ricerca, un equilibrismo tra stati d'animo diversi e contrastanti, una montagna russa emotiva. Per alcuni lamentarsi e avvolgersi del proprio malcontento diventa quasi una identità, come se essere una vittima faccia comunque assumere un ruolo, per quanto possa essere faticoso da portare avanti. Talvolta passiamo da vittime a carnefici, quando giudichiamo o proviamo invidia per il successo altrui.
Altri sono completamente identificati con il loro ego, che "io" è la parola che pronunciano più spesso, sventolando continuamente il proprio punto di vista e liquidando con giudizi implacabili chi la pensa diversamente.
C'è una parte di me che per anni è stata alla guida delle mie montagne russe emotive. Quella parte che induce a criticarmi continuamente, una sorta di tiranno interiore che per troppo tempo ha guidato le mie scelte, spingendomi quasi sempre ad agire e spesso a non agire per paura: del fallimento, del giudizio altrui, di un mondo che non capisce, di una società ingiusta, portandomi a credere solo nelle sue regole e nelle sue modalità di affrontare le vicende della vita. E' come avere un paio di occhiali che distorgono la vista: la realtà si deforma. Questi occhiali io li voglio togliere, per vedere e sentire quello che succede nella mia vita, per accettare gli avvenimenti per quelli che sono e non come il ripetersi del passato, come lo svolgersi della pellicola di un film già visto, con la stessa sensazione di chiusura nello stomaco che ho provato sciegliendo fidanzati sbagliati, un corso di studi universitari all'opposto delle mie vere passioni, una professione così tanto lontana dal mio vero essere.
E allora ho intrapreso un faticoso, a volte estenuante allenamento alla felicità, che nel mio caso significa ritrovare la vera me, il mio spirito più autentico, riscoprire le mie passioni, con una sferzata di coraggio: condividerle con altre persone.
Perchè l'allenamento alla felicità non sia un segreto inconfessabile, ma una alternativa possibile.
Ed ogni giorno, così come Ulisse si lega all'albero della nave per non cedere al canto delle sirene, così io mi alleno per non cadere nelle tortuose elucubrazioni del mio critico interiore, che mi dissuade dal seguire la mia strada con le sue parole taglienti: "ormai sei troppo vecchia per cambiare... rimani nella tua tranquillità... quello che dici non interessa a nessuno...stattene tranquilla in una angolo...mantieniti il lavoro che hai altrimenti non saprai come sfamarti, in fondo non è così male..."        
Per la prossima settimana ecco i miei esercizi di allenamento alla felicità.
  • Fare delle settimana a venire una specie di prova per il natale, in attesa del 31 ottobre. Tralasciare per la casa piccoli segnali dell'arrivo di Halloween. Cucinare la vellutata di zucca gialla e i paccheri al forno con veg besciamella parmigiano e zucca gialla al profumo di timo (che sta ancora crescendo sul mio balcone insieme al basilico e alla maggiorana, perchè anche coltivare le piante è un esercizio nella mia palestra della felicità).
  • Ho infilato in un sacchetto un paio di scarpe da ginnastica per tenerle in macchina: appena finisco di lavorare, prima di rientrare a casa, posso camminare per mezz'ora. Jon Kabat Zin, nel suo libro "Vivere momento per momento: sconfiggere lo stress, il dolore, l'ansia e la malattia con la saggezza di corpo e mente", consiglia la camminata meditativa nel suo piano di esercizi per liberarsi dallo stress. Si tratta sostanzialmente di essere pienamente consapevoli dell'atto di camminare, dal senso di gratitudine per poterlo fare, alla percezione dello sforzo muscolare, dei singoli movimenti, della reazione alla fatica. 
  • Cerco di alzarmi presto la mattina, per raccogliere le idee, fare colazione con calma, bere acqua e limone e fare qualche esercizio di yoga o semplicemente stiracchiarmi un pò.
  • Nota frivola: ho appena terminato il mio correttore. Dopo aver utilizzato anche l'ultimo rimasuglio di colore, ora è proprio terminato. Voglio fare dell'acquisto di un prodotto così semplice un evento: voglio farne l'obiettivo di alcune passeggiate esplorative, in cerca di un prodotto di qualità, che non contenga schifezze. Questo mi permetterà di entrare in qualche bel negozio di prodotti naturali per chiedere consiglio e nel frattempo di avere camminato ancora un bel pò.
Buon allenamento.
Letizia






sabato 24 ottobre 2015

Piccole, semplici polpette di tofu

Vegano? Vegetariano? Onnivoro? Perchè sentiamo così forte la necessità di distinguere le persone in base a quello che mangiano? Perchè si sente in giro così forte l'esigenza di etichettare, di contrapporre stili di vita con rigidità dando origine in definitiva solo ad incomprensioni?
Delle varie teorie a sostegno dei vegetarianesimo e veganesimo su di me fa presa solamente quella relativa alla salute e all'inquinamento ambientale. La spinta a consumare meno carne, sostanzialmente, viene da queste due considerazioni: troppa carne fa male, l'allevamento intensivo è una delle maggiori cause di inquinamento ambientale. Rinunciarci del tutto, al momento, non è la scelta che fa per me. Da vera toscana è un vero dolore rinunciare al salame del contadino, alla tagliata di chianina, al fritto dell'aia o ad un peposo cucinato ad arte. Ma oramai su di me il processo ha avuto inizio: ho acquisito tante informazioni sulla produzione intensiva della carne ed il suo consumo, ho approfondito l'argomento e non posso far finta di niente. Limitare (di parecchio!) e, per chi ci riesce, eliminare l'uso di carne e dei suoi derivati è assolutamente la scelta giusta da fare. Nel mio mondo nespole e giuggiole la regola è : equilibrio...per cui io sono onnivora, ma anche per tanti giorni al mese vegetariana, spesso vegana a colazione e talvolta anche a pranzo e cena. Una onnivora part time...o vegetariana part time. Una persona che mangia.   
La cucina vegetariana e vegana è la momento quella più creativa e innovativa: è proprio un altro modo di cucinare. Mi incuriosisce e mi spinge a sperimentare.  
Mangiando la carne ogni dieci, quindici giorni, è necessario cucinare con proteine alternative.
Al momento la mia fonte principale di ispirazione per le ricette è il mensile WEVeg, dove i procedimenti sono spiegati in modo semplice, si realizzano facilmente e sono alla portata di tutti.


Per questa ricetta ho utilizzato:
1 panetto di tofu (controllate che la soia utilizzata sia di origine italiana)
80 gr di pane grattugiato (o quanto basta a dare consistenza all'impasto)
un quarto di cipolla
1 cucchiaino di salsa di soia
olio extravergine di oliva
Pochi ingredienti e realizzazione facile e veloce.
Lessare il tofu in un pentolino di acqua con un pizzico di sale per 10 minuti. Questa operazione rende il tofu più digeribile. A questo punto frullare il tofu con la cipolla, il pangrattato e la salsa di soia.
Ho realizzato delle polpette con le mani inumidite e le ho fatte rosolare in padella con olio di oliva fino a cottura.


Le polpette tendono a sbriciolarsi : il mio consiglio è di cucinarle al forno. In padella la crosticina che si forma tende ad attaccarsi e bruciarsi.
Per una variante: il pangrattato può essere sostituito con fiocchi di avena.
Se ieri sera, in una bellissima Firenze in notturna, insieme agli amici di sempre per festeggiare a sorpresa il compleanno di una delle mie splendide spumeggianti amiche, ho assaggiato un vero peposo cucinato a regola d'arte (se volete assaggiarlo vi consiglio la Trattoria Sant'Agostino ), nei prossimi giorni cucineremo frutta verdura e cereali e qualche nuova ricetta alternativa. Con buon senso...

Letizia

giovedì 22 ottobre 2015

Vegan pancakes con farina integrale

Prepariamoci per le colazione del fine settimana.
Concediamoci ogni giorno almeno 10 minuti per la nostra colazione. 
Per me acqua tiepida e limone appena sveglia, latte di riso (ho iniziato a limitare l'uso di latticini), pane e marmellata (ancora la mia confettura di more colte questa estate) oppure biscotti o torta hand made.  


Per il fine settimana concediamoci il lusso di una colazione a cinque stelle: uova per chi ama il salato, pancakes, muffins, scones a chi piace sweet.


Questa è una nuova ricetta senza uova, quindi comoda perchè si possono preparare i pancakes anche senza avere questo ingrediente in frigo ( e può capitare spesso il fine settimana).
Trovate la ricetta tradizionale qui mentre per la versione vegan ecco gli ingredienti:
130 gr di farina integrale
un pizzico di sale
40 gr di zucchero integrale di canna
1 cucchiaino di lievito per dolci
250 ml di latte: per una ricetta vegan utilizzare latte di soia o riso altrimenti latte vaccino.

Versare in una ciotola la farina, lo zucchero, il cucchiaino di lievito, il pizzico di sale e mescolare tutti gli ingredienti con cura. Versare lentamente il latte scelto.
Versare il contenuto di circa mezzo mestolo da minestra  in una padella antiaderente dove precedentemente si è messo a riscaldare un filo di olio di semi. Dopo qualche minuto il pancake inizia a cuocere e si formano sulla superficie dei buchi. A questo punto possiamo girarlo sull'altro lato.            
Procedere in questo modo fino a terminare l'impasto (ne vengono circa 6/7).

Puoi leggere altri miei post dedicati alla colazione:
muffin al cioccolato
gli SCONES
biscotti al cioccolato
cupcake alla ricotta 

martedì 20 ottobre 2015

Le Bietole e il primo vero minestrone d'autunno

Le Bietole, in autunno regine dell'orto.    

Come cucinarle?
La prima cosa che mi viene voglia di preparare è un minestrone, di quelli veri, sostanziosi, di verdure e legumi. Prepararlo è semplice:
fare un trito di prezzemolo, mezzo sedano, mezza cipolla, una carota.
Far rosolare in 4-5 cucchiai di olio extra vergine di oliva.
Appena si colora e si inizia a sentire il profumo del soffritto, aggiungere le verdure tagliate a pezzi (non troppo grandi altrimenti la cottura si allunga): le bietole ben lavate, una-due carote, un sedano, tre/quattro patate medie e un barattolo di fagioli già cotti (io li preparo una volta a settimana tenendoli a mollo una notte e poi cotti in pentola a pressione. Una volta pronti li cogelo in porzioni corrispondenti ad un barattolo). Si possono utilizzare anche i fagioli già pronti che si trovano al supermercato: anche io ne tengo una scorta in casa per le cene dell'ultimo minuto. In questo caso scelgo di solito le confezioni in vetro: è forse una mia idea, ma penso che si conservino meglio e, in ogni caso, il barattolo può essere riutilizzato per conservare altri prodotti.    
Aggiungere acqua calda fino a coprire di poco le verdure.
    

Ora, tanto per essere chiari, non sto ad insegnarvi io come si cucina il minestrone (ho descritto ingredienti e procedimento più per dovere di cronaca). Avrete certamente la vostra ricetta di famiglia, o in caso contrario non avrete problemi a trovare in rete ricette stellate e dei migliori food bloggers.
Quello che posso dirvi io, è che preparare un minestrone può diventare un esercizio di meditazione, come in generale può diventarlo il cucinare i cibi.
Tagliare le verdure, sentirne la consistenza e il profumo, osservare i colori, le venature. Soffermarsi su ogni minuscolo dettaglio. E' uno sforzo, l'unico che vi fa stare nel presente, perchè è solo in questo modo che i pensieri si fermano, la mente cessa il suo continuo chiacchiericcio. Provate...

Il soffritto è pronto quando la cucina si riempie di profumo: è il tempo di versare in pentola le verdure e lasciare che si insaporiscano. Ci vuole tempo: il minestrone, quello buono, ha una cottura piuttosto lenta...

Un altro modo per cucinare le bietole è sostituirle agli spinaci nella ricetta dei brutti ma buoni, oppure scottarle in olio di oliva e aglio e condirle poi, una volta tiepide, con una spruzzata di limone.

Letizia

sabato 17 ottobre 2015

Fiori di zucca ripieni ...nell'orto esistono ancora le mezze stagioni

Le stagioni si mescolano ancora, l'estete si confonde con l'autunno, tempo di confine durante il quale la natura ci regala sapori estivi insieme alla dolcezza dei frutti autunnali. Convivono basilico e zucca gialla, fiori di zucca e bietole, le ultime melanzane e i primi cavolfiori.
Seguendo la stagionalità dei prodotti della terra si può godere di questo "mood fusion".
Questi fiori di zucca, direttamente dall'orto, ne sono l'esempio: sono ormai passate ormai due settimane dal giorno in cui li ho cucinati e le verdure estive stanno ormai cedendo il passo a cavoli e bietole.         


Una teglia di fiori di zucca ripieni: accogliente e caldo confort food
(sono un cancro il mio pianeta è la luna, il mio carattere distintivo l'accoglienza e il nutrimento, una specie di terra madre!)


Fiori di zucchine ripiene di ricotta:
per circa dieci fiori ripieni
150 gr di ricotta
1 uovo biologico
parmigiano grattugiato q.b.
Un pizzico di sale e pepe
Se si desidera si può aggiungere anche un trito di basilico e maggiorana.
Preparare la farcia mescolando tutti gli ingredienti. Riempire i fiori di zucca, precedentemente lavati e ben asciutti (lasciateli un ora su canovaccio). Mettere i fiori ripieni in una teglia foderata di carta da forno, insporire con un filo di olio e una spolverata di parmigiano. In forno a 180° per una quindicina di minuti circa.

...dopo romantici e malinconici giorni di pioggia è arrivato il sole...
           godiamo della magia di un sabato d'autunno....

Letizia

nota al post: scusate per le foto. Spesso cucino la sera e ora fa buio presto...non ho luci da fotografo, mi piace fotografare con la luce naturale, nel mio blog non ci sono foto professionali. E' tutto un pò confidential style...  

sabato 10 ottobre 2015

Vivere a basso regime con humour e bon ton

Downshifting significa tradotto letteralmente "scalare una marcia": è una definizione per chi sceglie di diminuire il proprio ritmo di lavoro, a fronte di maggiore tempo per se stessi. Meno lavoro, più tempo, meno denaro. Penso di esser daownshifter fin dalla nascita: i bassi regimi in ogni settore mi hanno sempre fatto sentire a mio agio. Al contrario, il mondo intorno a me girava alla massima potenza e io alla fine mi ci sono adattata. Un corso di laurea scelto tanto per fare (perchè comunque ci si DEVE laureare), senza nemmeno darsi il tempo per una decisione più ponderata. In studio a fare pratica dopo tre giorni dalla laurea. Studiare per i concorsi per trovare un qualsiasi lavoro, purchè mi permettesse di : farmi una casa, viaggiare, vestiti firmati, una bella macchina. E poi gli avanzamenti di carriera, studiando incinta fino alle tre di notte. Perchè? Perchè si deve, si deve essere una donna con una professione affermata, perchè per stare in questo mondo ci vogliono i soldi, perchè pensavo di essere accettata, se avevo un certo stile di vita. C'è chi non paga prezzi per avere tutto ciò, perchè è nelle sue corde: sono le persone davvero di successo, che amano quello che fanno e ne traggono ricchezza e felicità. Per me il prezzo è stato troppo alto: a quarant'anni non sapevo più chi era quella persona che mi guardava nello specchio, tutte le mattine.
La crisi economica è stata, per me, una grande occasione di ripensamento e riflessione: nonostante le entrate fossero già oggettivamente diminuite per effetto della riduzione di lavoro, ho scelto di ridurre ancora di più, di scalare ulteriormente la marcia. Non è stato semplice, ho percorso strade in solitudine, ho trovato, insieme a tante delusioni, il mio equilibrio.
Per tanto tempo ho associato il basso regime alla negazione della cura dei dettagli, del contornarsi di cose belle, dell'eleganza, come se ciò fosse solo appannaggio del mondo dei grandi consumatori. E' innegabile che nell'immaginario collettivo si associa il downschifting, il basso regime, alle donne maneger che si trasformano in mamme fricchettone, con le gonne a fiori, che cucinano vegano e si ritirano in campagna. Oppure si prova tristezza e malinconia per non potersi più permettere la vita di prima. Invece, nel mio caso, non è stato così: perchè il vivere a bassi regimi, mi ha costretto a una serie di sforzi creativi per mantenere uno stile di vita di qualità...e nel mio caso la qualità è migliorata.

  • Ho iniziato a scrivere questo blog. Mi sono appassionata a tanti blog che raccontavano di una vita diversa, ma in ognuno trovavo un pò il clichè di cui parlavo prima: scelte radicali, vita in campagna, addio al mondo della moda e dell'eleganza, autoproduzioni di sapone... non ho trovato ad oggi un blog che dicesse "ok ragazze sarete il massimo dello chic con il minimo della spesa". Ho trovato sempre in sottofondo un velato rinnego della vita "di prima" e non mi sono ritovata. Ho così deciso di scrivere io, quello che avrei voluto leggere.
  • Ho imparato a scrivere tutto, dico tutto quello che spendo: dall'acquisto di due euro fino alle somme consistenti. E' un lavoro di scoperta, un guardarsi dentro e, giuro, ne esce il nostro ritratto: siamo quello che compriamo.
  • Ho imparato a rimandare un acquisto, anche di un giorno: fà davvero riflettere se quell'oggetto ci serve davvero. Mi è capitato, il giorno dopo, di dimenticarmi di "dover" acquistare quella certa cosa ed ho capito che per me non doveva essere così necessaria.
  • Informarmi su tutto: di fronte ad una scelta che comporta una spesa inizio a informarmi e capire: l'abbonamento in palestra da 400 euro l'anno, spacciato per super conveniente? Ho una pista ciclabile che va nel mezzo ai campi per chilometri, pagata con le mie tasse perchè non sfruttarla? Sarebbe assurdo! Il corso di yoga nella palestra super stellata? L'associazione culturale dietro casa organizza corsi a costi più che accessibili e con grande professonalità.  
  • La cultura spesso è gratis ed è uno dei lussi più preziosi che possiamo concederci: tanto per fare un esempio: la prima domenica del mese l'entrata nei musei statali è gratuita; nelle librerie vengono spesso organizzate conferenze e presentazioni di libri ad ingresso gratuito; per non contare gli eventi che le amministrazioni locali organizzano ogni fine settimana, spesso ad ingresso libero o a costi assolutamente accessibili; le biblioteche pubbliche per fare il pieno di romanzi e saggi.
  • Ho imparato che anche nell'abbigliamento meno è meglio: anche una icona dello stile come Ines de la Fressange, che non è certo una donna che vive a bassi regimi, sostiene che la vera eleganza è un mix di sobrietà e tocchi personali, che nulla ha a che vedere con la necessità di avere solo ed esclusivamente capi firmati o costosi. Facciamo dell'acquisto un atto di passione: posso spendere di più per un cappotto che durerà tutta la vita e potrà arricchire anche il guardaroba di famiglia, come un capo vintage di lusso da ereditare, ma non in un paio di scarpe da ginnastica tanto di moda, ma poi? 
Questo è una parte del mio vivere a bassi regimi con bon ton e ancora non abbastanza humour (l'umorismo non è un mio talento, l'impegno è di impararlo presto).

Letizia                  .      

mercoledì 7 ottobre 2015

Polpette di melanzane

Sto cucinando le verdure dell'orto, scampoli di estate perchè tra poco troveremo solo melanzane coltivate in serra. Queste sono proprio le ultime.
Per sapere quali sono le verdure di stagione cercate un calendario delle stagionalità sul web, stampatelo e tenetelo sempre con voi quando fate la spesa al supermercato.
Se andate direttamente da un produttore non c'è il rischio di confondersi.
Il mio calendario delle verdure mette melanzane fino a novembre: quindi c'è ancora un pò di tempo per cucinare questa ricetta e se poi vi piacerà potete archiviarla per la prossima estate.  


Ingredienti
una melanzana grande o due piccole
1 uovo
150 gr di pangrattato (riutilizzare il pane raffermo tritato nel mixer - anti spreco)
un ciuffo di prezzemolo
1 spicchio di aglio
Procedimento
Sbucciare le melanzane, tagliatele a cubetti e lessatele per 10 minuti in acqua bollente.
Nel frattempo tritare l'aglio con il prezzemolo (l'aglio non è necessario si può anche non mettere).
Scolare le melanzane e strizzarle bene per eliminare l'acqua in eccesso.
Mescolare con l'uovo, il battuto di prezzemolo, 100 gr di pangrattato e se si vuole si può anche aggiungere delle olive nere tritate grossolanamente. Nel caso in cui non si aggiungessero le olive, si può unire all'impasto del parmigiano grattugiato. Sale e pepe.
Formare con le mani inumidite, delle polpette ( una variante prevede di mettere al centro un pezzetto di acciuga). Passare nel pangrattato e cuocere in olio caldo o in forno a 180-200 gradi finchè non sono dorate.   

Sono adatte per un aperitivo, per un pic nic all'aperto e per un secondo gustoso.


Letizia

martedì 6 ottobre 2015

Taccole e una ciotola tunisina



Le taccole oltre che buone sono proprio belle da fotografare: bianche, affusolate eleganti.
Più saporite dei semplici fagiolini.   


Sembra un piatto di tagliatelle!
Sono taccole in umido.
Semplicemente: rosolare due tre cucchiai di olio (o anche di più, io abbondo sempre con l'olio di oliva è un grasso vegetale buono che non fa ingrassare...lo zucchero fa ingrassare) con mezza cipolla bianca tritata finemente. Aggiungere 200/300 gr di taccole e farle insaporire per due tre minuti. Aggiungere un bicchiere di salsa di pomodoro, sale e 30 ml di acqua calda o brodo vegetale.
Far cuocere piano piano a fuoco basso e con il coperchio, aggiungendo se necessario piccole quantità di acqua calda o brodo, se necessario, fino a cottura.   
Servite in una ciotola tunisina sono un bel contorno anche per una cena un pò più ricercata.

Giuggiole di semplice eleganza: i ricordi dei viaggi possono arredare la casa o abbellire una tavola apparecchiata. Ciotole, piatti, oggetti di uso quotidiano e che abbiano una loro utilità. No ai ricordi di viaggio che andranno a finire in un cassetto, belli sul posto e assolutamente fuori luogo una volta rientrati a casa.
La ciotola in cui ho servito le taccole in umido ha più di dieci anni, acquistata in Tunisia in una bottega di artigiani, pagata al tempo il corrispondente di poche lire, ma è un oggetto che uso quotidianamente.
E' perfetta come ciotola da hummus o per servire il  cous cous.     
    

domenica 4 ottobre 2015

Taccole fagiolini e zucchine...il primo minestrone d'autunno

L'autunno è appena iniziato: sò che sono controcorrente, ma più passa il tempo e più non amo l'estate.
Soprattutto quest'anno. Non avendo scampo dal grande caldo è stato per me un periodo di immobilismo, di volere ma non poter fare quasi niente.
Con l'autunno ritornano progetti e voglia di fare, creare e sognare.
Si può finalmente accendere il forno, preparare le torte per la colazione, la pizza il sabato sera con gli amici ed anche dei bei minestroni caldi, le zuppe di legumi, le creme di zucca. 


Questo è il primo minestrone autunnale: in realtà ha dentro ha anche un pò di estate: taccole, fagiolini e basilico sono i sapori che l'estate regala all'autunno che inizia.
Se fuori piove, fa buio presto, prepariamo un minestrone, versiamolo in una ciotola, accoccoliamoci sul divano, godiamoci il senso di coccole e di calore.
Procedimento:
in una pentola capiente versare abbondante olio di oliva da coprire il fondo: far soffriggere mezzo porro. Aggiungere le taccole, i fagiolini, basilico timo e maggiorana (sono le erbe aromatiche che ho sul balcone), due o tre patate.Salare e coprire poi con acqua calda in modo che tutte le verdure siano in ammollo ma non oltre altrimenti il minestrone sarà troppo liquido. Tuttavia se accadesse, basta togliere il brodo vegetale in eccesso e riutilizzarlo per cucinare i risotti di verdure (potete anche conservarlo nel freezer). 
Preparare il minestrone può trasformarsi in un esperimento di meditazione: osservare le verdure in ogni dettaglio, sentire i profumi, prestare attenzione ad ogni nostro movimento. Qui e ora. (leggi il post il minestrone meditativo).  
Letizia

sabato 3 ottobre 2015

L'ultimo pranzo veloce con il sapore dell'estate: pane burro e acciughe

Il sabato si improvvisano pranzi veloci.
Con un barattolo di acciughe e del burro ho fatto i crostini della mia infanzia: pane burro e acciughe.


Ho fatto merenda tante volte con pane burro e acciughe ed il profumo mi ha fatto fare un balzo nel passato.
Erano anni che non lo preparavo.
Se si schiaccia con la forchetta del burro ammorbidito (50/60 gr) con uno o due filetti di acciughe, si ottiene una crema da spalmare sul pane.


Mozzarella buona del caseificio, gli ultimi pomodori dell'orto, e pane cotto a vapore.
Semplice, frugale, buonissimo e sicuramente elegante. 


Svegliarsi in Toscana: la vendemmia nel Chianti

La scorsa settimana in chianti si vendemmiava.
Non scherzo: per due giorni l'odore di mosto è arrivato fino in città.

Giornata splendida: camminare per i filari, sentire la fatica ed intorno la campagna come un quadro da ammirare.


I filari più belli sono quelli in cui le foglie si sono arrossate.



L'idea era di fare una schiacciata con l'uva: poi non c'è stato il tempo.
Vi lascio un link con la ricetta (schiacciata con l'uva)


Letizia