Parlo
di imperfezione. Io, così attenta ai dettagli, inneggio
all'imperfezione.
Perchè l'imperfezione ci rende liberi, liberi di
prestare attenzione a ciò che più ci rende completi.
La
perfezione è una lusinga del consumismo, dei pubblicitari, di chi
vende: la perfezione, così sbandierata a legge dei nostri tempi,
preme sul nostro senso di inadeguatezza. Ogni pubblicità mira a
farci sentire non adatti, ogni corpo di donna ritoccato al photoshop
ha questo intento.
E'
così che tante donne sono cadute nella trappola: io compresa.
Se
gli altri mi riconoscono, allora esisto: che importa se il livello si
fa sempre più alto, se si sta dimenticando chi siamo, se si corre
tutto il giorno.
Non
faccio altro che parlare con donne che ripetono in continuazione il
loro giornaliero sacrificio, che osannano il loro essere sempre di
fretta: è vero che una donna fa un percorso ad ostacoli per svolgere
un lavoro con competenza e seguire la propria famiglia. Mi chiedo
se sia diventata una coperta sotto cui nascondersi, sotto cui celare
il nostro essere davvero donna.
Io
sono una di quelle donne consumata dal perfezionismo per anni, che
coraggiosamente, perchè guardate che di coraggio ce ne vuole, ne sta
uscendo. Con grande soddisfazione.
Parlo
di coraggio, perchè la maggior parte guarda storto, pensa che tu
abbia qualcosa di strano, quando ammetto che mi prendi del tempo per me tralasciando per quanto possibile ciò che mi spinge verso la
perfezione, che stiro solo l'essenziale aderendo alla campagna
dell'accettazione sociale dei vestiti stropicciati.
Come
ritaglio il tempo da dedicarmi? Non ho una casa perfetta, ho
rallentato sul lavoro, ho fatto pulizia di tutte quelle abitudini che
portavano via tempo prezioso, passo meno ore alla televisione,
faccio della spesa settimanale un momento di creatività, un
passatempo nello scegliere anche al super, prodotti di qualità,
sbrigo le commissioni a piedi intanto mi faccio una passeggiata,
rimando ciò che è rimandabile, mi alzo presto la mattina, ho un
guardaroba semplice fatto di pezzi basici che mi preparo in un
attimo.
Ho
smesso praticamente di stirare, il grembio per la scuola non è più
perfetto. Ma è pulito, lavato con amore, con il detersivo agli
agrumi biodegradabile, che non fa male alla pelle, che quando il
flacone finisce si riempie di nuovo, senza sprechi.
E'
un viaggio all'inverso quello dell'imperfezione, controcorrente e
solitario: con i miei chiletti in più, i vestiti accostati con
creatività perchè ho un guardaroba ridotto e qualcosa devo pur
inventarmi.
E'
un percorso verso il coraggio, perchè si osa, ci si butta in una
avventura prima di essere perfettamente preparata, ad affrontare un
nuovo lavoro accettando di dover imparare, di essere l'ultima
arrivata, con la libertà di non volere dimostrare niente ma
confidando in se stessi, riponendo il proprio ego dietro le spalle e
facendo in modo che le persone intorno conoscano davvero il proprio io
più autentico.
E
adesso vi lascio una ricetta semplice semplice, per un primo
autunnale che richiama al cambio di stagione, quando l'ambiente che
ci è più familiare si riveste di toni caldi e preziosi.
Penne
integrali ai funghi e zucca gialla
Ci
occorre
penne
integrali di grano italiano
una
vaschetta di funghi champignon
metà
di una zucca gialla media
sale
pepe olio parmigiano
Procedimento
Cuocere
separatamente i funghi e la zucca.
In
una casseruola far rosolare un aglio schiacciato con la sua buccia, e
un battuto di prezzemolo e timo. Poco dopo aggiungere i funghi
lavati, e tagliati a piccoli pezzi. Lasciare andare per circa una
decina di minuti. Togliere l'aglio e aggiungere due tre cucchiai di
vino bianco, o di brodo vegetale. Portare a cottura.
Tagliare
la zucca a tocchetti e metterla a cuocere in una padella con olio e
una tazzina di acqua. Cuocere finchè non si sfalda con la forchetta.
Scolare la pasta e condirla con la zucca e i funghi, impreziosendola con olio piccante e una spolverata di parmigiano o del pecorino a scaglie.
Anche il mio blog è imperfetto: ne parlo in questo post , dove spiego perchè questo spazio è così come vedete.
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